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Channel: Converti gli a capo in ... Nheit
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tempo d'autunno

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tempo di melagrane e dicastagne
le castagne  le porta Perla - -- --   le    melagrane sono   di  Ida  
io preparo il  vino rosso . la   Vernaccia.

Article 23

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Persefone di Dante Gabriel Rossetti 


" Sai che se mangi qualcosa negli inferi sarei costretta a rimanere qui per sempre? " 
Disse Ade alzando lo sguardo e guardando negli occhi la dea.


Persefone annuì ed afferrò uno dei frutti.
Era liscio al tatto e di forma rotonda, lo aprì in due partì e scoprì che vi erano dei chicchi rossi: rossi come le fiamme, rossi come i rubini o come la passione di cui Venere parlava.


Ade le afferrò un braccio e scosse la testa, doveva impedirglielo, aveva sbagliato e ora ne stava pagando le conseguenze, ma sapeva che la ragazza se ne sarebbe pentita. Negli occhi di Persefone lesse la determinazione, quella determinazione che non ammette repliche.




Article 22

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Qui nubifragio Cleopatra. Passo e Chiudo 

Article 21

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Siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi, romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi.
Siamo le ginestre d'oro giallo che spiovono sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese.
Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo, lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto.
Siamo il regno ininterrotto del lentisco, delle onde che ruscellano i graniti antichi, della rosa canina, del vento, dell'immensità del mare.
Siamo una terra antica di lunghi silenzi, di orizzonti ampi e puri, di piante fosche,
di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta.
Noi siamo sardi.
[Grazia Deledda]    


 eppure questa mia terra ancora mi commuove e provo rabbia per lo sfregio quotidiano.  voglia di vendetta e di  giustizia. la rispetto le parlo l'ascolto e lei mi ascolta . spesso mi consola .  e so che è amore.  quello che non  ho più per il genere  degli umani  stronzi  


eravamo. ora cosa siamo diventati   ? 


............................  collage di Ida Gallo

ll geologo: “I sindaci dei paesi colpiti si battevano contro il Piano fasce fluviali”. Gli amministratori dicevano: “Blocca lo sviluppo-”

Eppure solo pochi giorni fa dicevano che nei loro paesi non pioveva così tanto, che il Piano stralcio delle fasce fluviali era tutto sbagliato e bloccava lo sviluppo dei Comuni. Oggi chiederei a quegli stessi amministratori locali, in testa Terralba, se la pensano ancora allo stesso modo”
http://www.sardiniapost.it/cronaca/il-geologo-sindaci-dei-paesi-colpiti-si-battevano-contro-il-piano-fasce-fluviali-per-loro-il-cemento-e-lunico-sviluppo/





Article 20

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Foto: Siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi, romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi. Siamo le ginestre d'oro giallo che spiovono sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese. Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo, lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto. Siamo il regno ininterrotto del lentisco, delle onde che ruscellano i graniti antichi, della rosa canina, del vento, dell'immensità del mare. Siamo una terra antica di lunghi silenzi, di orizzonti ampi e puri, di piante fosche, di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta. Noi siamo sardi. [Grazia Deledda]

collage di Ida Gallo
"E noi che stiamo qui, sul bordo fragile d'una terra sismica che è stata scavata, dissestata, prosciugata e indebolita in tutti i modi, guardiamo la Sardegna contarsi i morti, toccarsi le ferite, mentre in tv va in scena il senno di poi. 
Succederà ancora, lo sappiamo tutti. E la colpa sarà stata anche nostra, per tutte le volte che, con gli occhi ben chiusi, abbiamo votato chi ha consentito tutto questo, abbiamo assistito allo scempio senza muovere un dito. Nessuno si chiami fuori"

Article 19

Article 18

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SARDEGNA BLUES 
Vorrei costruire un grattacielo in Sardegna, nel letto di un fiume, con le fondamenta scavate nel fango. Al piano attico ospiterei chi s’inventò il G8 alla Maddalena, i suoi soci, le loro famiglie, e gli amici degli amici, quelli che si succhiarono 330 milioni dalle mammelle dell’isola eressero due cattedrali incompiute nell’arcipelago, inquinarono il mare, e senza creare un solo posto di lavoro, si precipitarono dietro a un altro disastro naturale, un terremoto, lasciando il centro dell’Aquila in macerie, in compenso inventandosi un’Aquila 2 di becere villette, per terremotare pure il paesaggio e pavoneggiarsi in tv. Vorrei costruire un grattacielo in Sardegna, nel letto di un fiume, con le fondamenta scavate nel fango. A pianoterra, nei garage e nei sotterranei, gratis ospiterei tutti i continentali e i loro complici, gli amministratori locali, che dall’Aga Khan in poi, in soli cinquant’anni esatti, hanno violentato l’anima di un’isola millenaria, rifilandole il loro sogno mediocre da arricchiti: costruire un’enorme Jacuzzi al centro del Mediterraneo. Nei piani di mezzo, infine, inviterei tutti quei sardi che pur di ottenere l’agibilità di una cantina, e potersi affittare un’altra bara con bagno, hanno tradito i boschi, il mare e il vento. Vorrei costruire un grattacielo in Sardegna, nel letto di un fiume, con le fondamenta scavate nel fango. Vorrei sedermi in cima a un monte, aspettando che piova.
[Diego Cugia]

Article 17

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QUATTRO BARE IN VIAGGIO.
Prima che Weriston, Leide, Cleide e Isael tornino in Brasile, sarebbe bello se Arzachena li salutasse con una fiaccolata, regalando idealmente loro luce e calore.
FotoFoto

di Francesco GIorgioni.  giornalista di Arzachena
"Non si può misurare il dolore provocato da una morte. Però, stamattina, ho pensato che la profondità del vuoto aperto dalla scomparsa non si possa neppure calcolare con la grandezza di una folla riunita per un funerale.
L'ho pensato al cimitero di Arzachena, in una camera ardente vuota. Ad un certo punto sono rimasto solo, davanti alle quattro bare sostenute da cavalletti bianchi, davanti a quattro vite perdute a migliaia di chilometri dai luoghi della loro infanzia. Si ha il diritto, io credo, di morire sulla terra dove si è stati bambini, nel tempo in cui ogni sogno pare possibile. Si ha il diritto di morire tra sguardi familiari, di svanire in mezzo all'amore, di aggrapparsi ad un'ultima speranza.
Invece Weriston, Leide, Cleide e Isael sono morti in un mondo lontano, soffocati nei sotterranei di una villa, in quella cantina un tempo pensata per macellare ed insaccare carne suina. Assediati da una muraglia liquida, presi in trappola come topi. Ciò che resta dei loro corpi è ora dentro quattro casse di legno sigillate, in una camera ardente vuota. In attesa di essere riportate in Brasile, non appena timbri, firme e visti saranno stati apposti sulle carte giuste. Quattro corpi pronti all'ennesimo viaggio.
Giosuè Seghezzi è un giovane avvocato, dipendente del Comune di Arzachena. È stato ieri assieme alla moglie al cimitero, a salutare quelle salme. Erano soli, come me stamattina. L'avvocato Seghezzi e la moglie si sono sentiti mortificati nel vedere che non un segno di quella tragedia appariva sui muri della comunità. Allora ha fatto fatto scrivere, stampare ed affiggere a sue spese dei manifesti, per tracciare il segno tangibile della condivisione di un dolore.
Oggi, a quel messaggio, si è aggiunto un altro manifesto funebre e la corona di fiori dell'amministrazione comunale, posata su una delle quattro bare.
Prima che Weriston, Leide, Cleide e Isael tornino in Brasile, sarebbe bello se Arzachena li salutasse con una fiaccolata, regalando idealmente loro luce e calore.
Mancavano, nello scantinato buio di quella villa accanto al fiume.

svendiamo un Paese ,svendiamo Noi stessi . e poi ?

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collage di Ida Gallo .il fuori


  ----- Questo il tempo della polemica
Quando una parte del PD ha archiviato Soru favorendo la vittoria di Cappellacci, lo ha fatto per ragioni legate alla speculazione edilizia. Questo io me lo ricorderò. Ricordatevelo anche voi.
Il giorno in cui i sardi la smetteranno di sentirsi in colpa per le cose sbagliate e inizieranno a sentirsi in colpa per le cose di cui sono veramente responsabili, vorrà dire che avranno ritrovato una coscienza e un’identità. Non so se quel giorno arriverà. Ma se dovesse arrivare, per chi dico io saranno cazzi. 
Quel giorno i sardi ritroveranno anche una visione.
Non lo sapevo fino a ieri, ma Olbia è anche la mia città, e io le voglio bene."

no al giorno di silenzio.insieme al pianto urliamo lo sdegno

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collage di Ida. Sardegna ferita a morte

56 Comuni allagati/ 17 morti- 1 disperso

OlbiaBruno Fiore  ,  la moglie Sebastiana Brundu e la consuocera Maria Loriga.

Francesco Mazzoccu, ed il figlio Enrico di tre anni. 

Patrizia Corona,  la figlia Morgana Giaconi di 2 anni , a bordo di una Smart, sono morte dopo che l’auto è stata travolta da acqua e fango .

 Anna Ragneddai, è affogata nella sua abitazione in via Lazio. 

 Maria Massa, è stata trovata in un canale.

** La violenza dell’acqua ha cancellato un’intera famiglia di brasiliani residente ad Arzachena: il seminterrato nel quale abitavano è stato sommerso da tre metri di fanghiglia e tutti gli occupanti - Isael Passoni e la moglie Cleide, , e i due figli, Weriston di 20 e Laine Kellen di 16 - sono rimasti intrappolati morendo annegati.

 Vannina Figus, trovata morta nella sua casa allagata a Uras, 

 Luca Tanzi , poliziotto  mentre scortava un’ambulanza. a Dorgali 

Giuseppina Frau  a Torpè   Maria Frigiolini, 88 anni, di Torpè, morta di infarto.

**A Onanì manca all’appello Giovanni Farre, 61 anni, trascinato via dalla corrente mentre stava custodendo del bestiame e il suo corpo non è stato ancora trovato.


2009 . e ancora ridiamo. oggi ridiamo . grazie anche a lui

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gente di Sardegna ,  presente. Forza Paris.
 quanti figli berluschini in questi anni .quante mamme orgogliose dei cappellacci col sorriso in bocca.


E oggi  dopo i funerali a Olbia dichiara a Repubblica



Foto: **INSISTI??** O' Ughetto, inza' no asi scrammentau!!! (da Repubblica di oggi, grazie all'amico Mario per la segnalazione)

Article 13

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Continueremo a maledire la “malasorte”? 

di Marcello Fois // 

Foto: Questa é una veduta aerea della galleria Nuraghe, lungo la nuova circonvallazione di Nuoro. Si vede chiaramente che la stessa interrompe un corso d'acqua, ed é facile immaginare che in caso di forti precipitazioni questo dovrà comunque cercare un passaggio, invadendo la galleria. Della serie...Andarsela a cercare. Foto: Air Grafica.
galleria Nuraghe, lungo la nuova circonvallazione di Nuoro. 



"A noi intellettuali, i morti della Gallura, dell’oristanese, del nuorese, non ci perdoneranno mai, perché non abbiamo usato abbastanza bene il nostro diritto di parola. Ne abbiamo fatto un atto intermittente, spesso inutile. Quei morti non ci perdoneranno mai perché abbiamo avvallato, spesso semplicemente col silenzio, progetti di ordinaria speculazione come un polmone d’acciaio che tenesse in vita a tutti i costi un corpo comatoso. Abbiamo permesso, semplicemente sbagliando le parole, che si alzassero fino all’inverosimile gli indici di tolleranza della stupidità e dell’insipienza; della disonestà e dell’occhiutaggine.
Siamo stati timorosi, timidi, qualche volta ricattabili. Abbiamo avuto paura di sembrare pedanti e ci siamo morsicati la lingua piuttosto che indicare puntualmente il dissesto, la scelleratezza, l’infinito non finire. Qualcuno di noi è stato persino complice d’inganni plaudendo alle menzogne come se fossero soluzioni. Abbiamo guardato il dito anziché la luna. Nella Regione degli orgogliosi abbiamo costruito diatribe sulla trina e sul coccio, sull’Atlantide o sul nuraghe, sul verbo e sull’avverbio; quasi mai sul territorio che spesso è, semplicemente, perfetta armonia, di piante, radici, rocce e terra. Abbiamo tuttavia parole per giustificarci e chiamiamo “eccezionali” eventi di cui possiamo avere notizia tutt’al più sul piano dei secoli. Senza aggiungere che quando eventi eccezionali s’innestano in eccezionali inadeguatezze allora si sta progettando l’Apocalisse.
Quei morti non ci perdoneranno mai perché sanno che noi avevamo il dovere di sapere, di avere la Storia a disposizione; avevamo il dovere di mantenere attiva la memoria, perché certo gli eventi eccezionali sono imprevedibili, ma la stupidità umana, è sempre, disperatamente, prevedibile. Noi lo sapevamo per esempio che lasciar costruire Centrali Nucleari in riva al mare, poteva essere un modo di rendere micidiale per secoli un evento eccezionale passeggero come uno Tsunami; e sappiamo che cementare gli stagni per farne parcheggi o costruire villette a schiera sui letti secchi dei fiumi, significa sfidare gli eventi eccezionali perché diventino carneficine. Ma le Centrali Nucleari sono state fatte, gli stagni prosciugati, i letti dei fiumi edificati…
E oggi, al capezzale della civiltà dei sardi, a noi intellettuali si chiedono parole di sostegno, ma la parola sostegno dovrebbe rappresentare un’azione quotidiana, uno sguardo lungo. Non conta più di tanto un appello al mondo quando la tragedia si è consumata: troppo comodo. La parola sostegno dovrebbe corrispondere a non stancarsi mai di urlare NO tutte le volte che si avvallano decisioni e situazioni insostenibili. La Sardegna è stata abbandonata a se stessa e noi Sardi abbiamo lasciato che ciò avvenisse, anzi ci siamo adeguati al tozzo di pane che ci derivava dal placebo del cemento selvaggio che produce lavoro solo per il tempo che occorre a liquidare una tornata elettorale.


Il corso terribile della Natura diventa devastante quando si accompagna all ’ignoranza diffusa, alla disonestà degli amministratori, alla pessima memoria di chi si illude di poter mutare la propria precarietà con progetti di piccolo cabotaggio. La nostra terra ha milioni di anni, noi, con la nostra infinita presunzione, non rappresentiamo che un milionesimo di milionesimo di secondo, meno di un istante. Pretenderemo una risposta alle strazianti domande che pongono le vittime di questa ennesima tragedia annunciata? O continueremo a maledire la “malasorte”?

Article 12

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Foto: I tanti “disboscamenti” della Sardegna. di Fiorenzo Caterini.  Arrivano le disgrazie, e sembrano una punizione divina, o una bizzarria del tempo. Invece, anche disgrazie come queste, hanno una lunga storia dietro, una lunga fase predisponente. Che a volte dura secoli.  In queste settimane, nel promuovere in giro per l’isola il mio libro, narro le vicende dei boschi sardi devastati nell’800. Vicende che hanno portato alla quasi totale distruzione del manto boscato dell’isola, a causa delle concessioni date dallo stato piemontese prima, e italiano poi, ad avidi speculatori. Una storia che ha cambiato il destino della nostra terra, trasformando l’ecologia, l’economia, e persino l’antropologia delle popolazioni.  Durante questi animati incontri, il discorso scivola sui tanti “disboscamenti” della nostra isola, alcuni attualissimi. Dalle aree occupate dalle servitù militari, allo sconquasso operato dalla grande industria, da un utilizzo speculativo del suolo a fini edilizi, alla tentazione di riservare alla Sardegna il ruolo di discarica di rifiuti tossici e radioattivi, per giungere a “disboscamenti” meno evidenti, come quelli finanziari e culturali. Logiche di sfruttamento delle risorse e di trasferimento dei ricavi conseguiti dal pubblico al privato, dal bene collettivo all’interesse di pochi, stretti in un intreccio di potere che spesso va oltre il lecito e il riconosciuto. Dovunque sono andato, ho avuto modo di ritrovare, localmente, gli effetti di questa logica. A Tempio Pausania si è parlato di incendi, e si è detto come lo Stato italiano sia avaro, con l’isola, nel concedere i mezzi aerei. A Oristano, parlando di privatizzazione e di Editto delle Chiudende, esplode la  controversia tra i fautori e i contrari di un resort golfistico in luogo di una pubblica pineta. A Villagrande Strisaili gli effetti del disboscamento riportano alla memoria le immagini di quella alluvione che ha devastato il paese. A Porto Torres il fantasma dell’inquinamento convive con lo spettro della cassa integrazione, e parlare dei boschi che furono è come aggiungere veleno al moribondo. In questi ed altri luoghi della Sardegna ho ritrovato un significato molto attuale alla storia, ai tanti disboscamenti passati e recenti. Ora, il prossimo appuntamento, è Olbia, appena devastata da una delle più disgraziate alluvioni della storia dell’isola. Alluvioni che, com’è noto, sono l’effetto della cattiva gestione del territorio e del disboscamento in particolare.  Avrò con me le braccia forti e la lingua tagliente di Francesco Giorgioni e la raffinata vena interpretativa del grande scrittore Bachisio Bandinu, per provare a ricostruire un paradigma compiuto degli eventi, che non siano, essi, solo il frutto di un cattivo destino. Si vedrà se riusciremo ad evitare, almeno, l’ultimo e più pernicioso dei “disboscamenti”, quello della memoria.
 tanti “disboscamenti” della Sardegna.
di Fiorenzo Caterini.

Arrivano le disgrazie, e sembrano una punizione divina, o una bizzarria del tempo. Invece, anche disgrazie come queste, hanno una lunga storia dietro, una lunga fase predisponente. Che a volte dura secoli.
In queste settimane, nel promuovere in giro per l’isola il mio libro, narro le vicende dei boschi sardi devastati nell’800. Vicende che hanno portato alla quasi totale distruzione del manto boscato dell’isola, a causa delle concessioni date dallo stato piemontese prima, e italiano poi, ad avidi speculatori. Una storia che ha cambiato il destino della nostra terra, trasformando l’ecologia, l’economia, e persino l’antropologia delle popolazioni.
Durante questi animati incontri, il discorso scivola sui tanti “disboscamenti” della nostra isola, alcuni attualissimi. Dalle aree occupate dalle servitù militari, allo sconquasso operato dalla grande industria, da un utilizzo speculativo del suolo a fini edilizi, alla tentazione di riservare alla Sardegna il ruolo di discarica di rifiuti tossici e radioattivi, per giungere a “disboscamenti” meno evidenti, come quelli finanziari e culturali. Logiche di sfruttamento delle risorse e di trasferimento dei ricavi conseguiti dal pubblico al privato, dal bene collettivo all’interesse di pochi, stretti in un intreccio di potere che spesso va oltre il lecito e il riconosciuto.
Dovunque sono andato, ho avuto modo di ritrovare, localmente, gli effetti di questa logica. A Tempio Pausania si è parlato di incendi, e si è detto come lo Stato italiano sia avaro, con l’isola, nel concedere i mezzi aerei. A Oristano, parlando di privatizzazione e di Editto delle Chiudende, esplode la controversia tra i fautori e i contrari di un resort golfistico in luogo di una pubblica pineta. A Villagrande Strisaili gli effetti del disboscamento riportano alla memoria le immagini di quella alluvione che ha devastato il paese. A Porto Torres il fantasma dell’inquinamento convive con lo spettro della cassa integrazione, e parlare dei boschi che furono è come aggiungere veleno al moribondo. In questi ed altri luoghi della Sardegna ho ritrovato un significato molto attuale alla storia, ai tanti disboscamenti passati e recenti. Ora, il prossimo appuntamento, è Olbia, appena devastata da una delle più disgraziate alluvioni della storia dell’isola. Alluvioni che, com’è noto, sono l’effetto della cattiva gestione del territorio e del disboscamento in particolare.
Avrò con me le braccia forti e la lingua tagliente di Francesco Giorgioni e la raffinata vena interpretativa del grande scrittore Bachisio Bandinu, per provare a ricostruire un paradigma compiuto degli eventi, che non siano, essi, solo il frutto di un cattivo destino. Si vedrà se riusciremo ad evitare, almeno, l’ultimo e più pernicioso dei “disboscamenti”, quello della memoria.

 Oasi   Capoterra . lungo il   fiume S. Girolamo.foto mia 
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Article 11

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Le gravi catastrofi naturali reclamano un cambio di mentalità che obbliga ad abbandonare la logica del puro consumismo e a promuovere il rispetto della creazione. [Albert Einstein]


Collage di Ida Gallo. "Come si cementifica l'anima" 
Ida ,si cementifica così- non c'è rimedio alla stoltezza degli umani  stronzi.però  domani un altro giorno  parlami  anche senza parole come ci si salva a volte dagli umani stronzi. capirò


Tragedia Sardegna. Enrico tre anni, morto d’indifferenza e di vigliaccheria

enrico mazzoccuEnrico Mazzoccu aveva appena 3 anni. Francesco, suo padre, lo aveva chiuso nel giaccone per proteggerlo dalla furia dell’acqua che li ha uccisi entrambi.
Sono morti per la furia dell’acqua assassina, sono morti perché “ignoranti”: non avevano letto il pdf della Protezione Civile che invitava la popolazione a non avventurarsi in strada, ma sono morti soprattutto perché nessuno li ha aiutati,nessuno ha mosso un dito per salvarli.
Solo un eroe sconosciuto, un meccanico ci ha provato e ha raccontato la storia di questa tragedia a Mentana, lo ha fatto perché qualcuno si vergognasse  “Stavo portando in salvo una signora con la mia macchina – ha raccontato Pietro Mariano a La7 – quando ho sentito delle grida di aiuto. Ho visto una mano che spuntava dall’acqua, apparteneva ad un uomo che aveva con sè un bambino. Gli ho detto di stare calmi e sono andato all’Anas a chiedere soccorso, ma mi hanno detto che non potevano fare nulla. Allora sono tornato lì e con delle funi, e con il padre del ragazzo in acqua che nel frattempo era arrivato, abbiamo provato a fare qualcosa, ma non ci siamo riusciti. Ho buttato quindi giù un cancello con la mia macchina, per cercare di avvicinarmi, ma le ruote sprofondavano. Sono tornato all’Anas e questa volta mi hanno minacciato dicendomi che mi avrebbero spaccato la faccia”.

“Mi sono fermato – continua Mariano – al primo bar che ho trovato, chiedendo aiuto ai ragazzi che erano lì. Ma nessuno ha mosso un dito. Ho provato anche a fermare delle auto che passavano. Sarebbe bastato un trattore, un furgoncino per salvare quel padre e il suo bambino. Sono stati nell’acqua un’ora, e nessuno ha fatto nulla. Nessuno ha mosso un dito per un bambino di 3 anni che chiedeva aiuto”.
Una storia che in pochi hanno raccontato, men che meno i politici, impegnati a vomitarsi addosso responsabilità di tutti, tutti a parlare di cementificazione selvaggia, di gestione dissennata del territorio, senza rendersi conto dell’effetto boomerang, dell’autogol clamoroso.
Ma questo la gente lo metabolizza, ci ha fatto l’abitudine, mentre l’indifferenza no, è impossibile da digerire, la vigliaccheria degli addetti dell’Anas, ma anche dei ragazzi del bar vicino al palo cui erano aggrappati Enrico e il papà, prima che l’acqua li portasse via.
Enrico urlava terrorizzato, avvolto nel giaccone del padre Francesco, gridava “Aiuto” e qualcuno ha girato le spalle, per paura, per indifferenza.
Chissà se ai funerali, davanti a una bara bianca, allo strazio della Mamma Carolina, quel qualcuno si è vergognato.


Article 10

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Pausa un minuto dal freddo e dalla pioggia.

dall'alluvione di morte e di vergogna-

 Pausa .
 Un caffè caldo .Un libro.
Un giornale. la tristezza

un giornale.
 e In Prima Pagina 
toh chi appare! che  chiama le piazze a reagire

lui
 il MINCHIONE


"Decadenza è colpo di Stato"   video   Berlusconi chiama la piazza a regire   foto

" Un minchione da vent'anni/con le leggi e con gli affanni/ci ha ridotti in burattini/rossi,gialli ed arlecchini/.
Va dicendo a tutte l'ore/ che lui lotta per amore/ per amor di un'Italietta/che,alla fine,è una "fighetta"/una tosa de vent'anni/senza cervello ma con scanni/da installare in parlamento /e con lei altre trecento/che non sanno di scrittura/e son proprio una jattura!/
Lo festeggiano il minchione/comefossse un re leone/mentre invece è una schiappetta/con o senza Letta./
Ha promesso mari e monti a quest'Italia senza confronti/Mille posti di lavoro per far schiattar Santoro/poi non sono mai arrivati ei sempre reiterati/.
Nulla cambia nulla muta e la gente lo saluta/Silvio,Silvio,Silvio mio/come te c'èsolo Iddio.
Ora pare fatto a pezzi ma in realta' son solo vezzi/si dividono gli Alfano e Cicchitto corre invano,tanto ppoi all'elezioni te li trovi nei minestroni..."

a linee parallele però s'incontrano

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Il panificio di Davide Nughes

Olbia, risistema il forno allagato
Poi inizia a produrre pane gratis

Davide Nughes, L'imprenditore olbiese da un anno ha aperto un panificio per il desiderio di dare alla sua bambina, di appena due anni, un futuro solido. "Siamo partiti il 20 ottobre di un anno fa - racconta sul sito on line - e posso dire con orgoglio che già in estate avevo finito di pagare tutte le attrezzature arrivando al primo anno di attività con oltre un milione di fatturato". Poi la devastazione provocata dall'alluvione. Insieme ai 17 dipendenti si è rimboccato le maniche e ha risistemato il forno invaso da acqua e fango. Ha poi iniziato a produrre il pane gratis per i concittadini colpiti dall'alluvione.

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Olbia

“Mi ha licenziata, ora minaccia di rovinarmi”

Sono storie a cui è difficile credere, però succedono. Perché, davanti alle tragedie, ci sono atti straordinari di generosità e di eroismo. Ma ci sono anche gesti miserabili. La Nuova Sardegna oggi in edicola riferisce di una giovane donna di OlbiaA.D., licenziata in tronco perché lunedì e martedì non si è presentata al lavoro. Era andata a dare una mano alla sorella, rimasta prigioniera nella sua casa allagata.
E’ quanto ha spiegato al suo datore di lavoro, un imprenditore costruttore  di Olbia. Da due anni la donna lavorava per lui, facendo regolarmente la pulizia dell’abitazione e dell’ufficio. Questo per 550 euro al mese, in nero. Senza assicurazione né contributi. La donna ha raccontato che l’imprenditore    appena gli ha detto per telefono di doversi assentare dal lavoro a causa dell’emergenza familiare, non ha voluto sentire ragioni: “Sei licenziata”. E ha chiuso la comunicazione
( i nomi  sono ampiamente noti in zona . I giornali locali riportano il nome  della Donna. con generalità e foto.  Non riportano il nome del Costruttore ....) .
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Olbia oggi
Olbia, correva l'anno 2004
  Il Sindaco Nizzi non ha usato mezzi termini: "Vogliono bloccare la vita di una città; se questo era l'intento del Presidente Soru, ha raggiunto il suo obbiettivo. Puniscono le zone costiere e in particolare Olbia. Devono spiegarci come hanno fatto ad approvare una legge così demenziale. Allora come si può fare visto che a queste persone verranno negate le concessioni edilizie? Tutto bloccato anche nella Zona Industriale di Olbia che si affaccia sul mare, a Pittulongu, Porto Rotondo e a Murta Maria.".
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 (Ordine geologi): “In Sardegna 280 chilometri quadrati di territorio a rischio inondazione”

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Orgosolo, il disastro nella “diga infinita". 
È in costruzione dal 1989. La sua realizzazione consentirebbe di irrigare 2810 ettari di terreno agricolo. Il ciclone ha spazzato via il cantiere. Ma quasi non se ne parla.
http://goo.gl/LQCrOL

Orgosolo, il disastro nella “diga infinita".  È in costruzione dal 1989. La sua realizzazione consentirebbe di irrigare 2810 ettari di terreno agricolo. Il ciclone ha spazzato via il cantiere. Ma quasi non se ne parla.  http://goo.gl/LQCrOL

Cantiere Diga Orgosolo

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in costruzione da 24 anni .
 e ora tonnellate di   idrocarburi e bitume in  mare- ma che cavolo ha fatto la Regione , oltre che grattarsi la pancia e mangiare a quattro ganasce nei  convivi ?

spiaggia libera

Article 6

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stasera smutandamento politico dell'Uomo nuovo .area di destra al  cubo.il Principe senza legge


dal vivo seduta Senato della Repubblica italiana

 donne  in lutto 


.Interventi del Pd L:
 "coerentemente berlusconiani"
"un reato che eventualmente è stato commesso nel 2004 e che voi volete punire nel 2013"
" il voto di oggi contraddittorio rispetto a un ordinamento democratico"
 " no al giustizialismo. sì alla giustizia alla democrazia alla costituzione ..
omicidio politico/plotone di esecuzione/persecuzione della Magistratura
Fanno venire
Nausea .Vomito.Rabbia.
dimenticano il Reato

e sotto Palazzo Grazioli. gli italiani servi lo aspettano . lui arringherà la folla. comizio di partito fotocopia.
ostensione della disperazione .folla rincoglionita

 ma infine  taglio 
Berlusconi,  primo giorno  da decaduto  -   video    Cav : lutto per democrazia. Donne di Fi   in nero     ft



 
collage di Ida Gallo

impara Pd... impara

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